17/07/10

Ricette e ricordi...







LA LEGGENDA DEL BANANO (antica leggenda creola Venezuelana)
Nei primi giorni della creazione del mondo la leggenda vuole che spiriti e fantasmi (buoni e cattivi) si dispersero ovunque. Vivevano in caverne oscure, si nascondevano nei tronchi di albero e negli angoli delle case. Nel buio, le loro piccole voci si potevano fiocamente sentire e la loro presenza in qualche modo si percepiva nell’aria. Ma solo pochi eletti avevano la fortuna di vederli.
Era proprio in quest’epoca così misteriosa che visse una bellissima ragazza, il suo nome era Raya, una ragazza sveglia e coraggiosa, lei non aveva paura degli spiriti, camminava nelle foreste ombrose con la sola luce fioca della candela. Era talmente incuriosita da queste misteriose presenze che s’incamminava in punta di piedi nelle caverne buie e in tutti quegli angoli in cui avrebbe potuto incontrarli. Con il passare del tempo Raya cominciò a sentire in particolar modo la presenza di uno spirito gentile che aveva cominciato ad accompagnarla ogni qualvolta s’inoltrava nella foresta.
Un giorno lei udì qualcuno chiamare il suo nome, e guardando vide un bellissimo uomo, a quel punto gli chiese chi fosse e lui rispose che il suo nome era Sag e le rivelò essere lo spirito che l’aveva accompagnata e protetta per tutti quei giorni. Le confessò il suo amore per lei e in onore di questo forte e sincero sentimento gli era stato concesso per un breve periodo di potersi trasformare in essere mortale. S’innamorarono e successivamente ebbero un bambino. Vissero felicemente, ma
Sag sapeva che il suo tempo sulla terra stava per terminare e che sarebbe dovuto tornare presto
nel mondo degli spiriti. Quando seppe che il suo tempo era giunto, chiamò Raya e le spiegò
perché doveva andare via. Mentre la sua immagine lentamente svaniva le disse che le avrebbe
lasciato una parte di lui. Raya guardò in giù e vide un cuore insanguinato sulla terra. Lei prese il
cuore e lo sotterrò sorvegliandolo notte e giorno. Lentamente una pianta con foglie verdi e lunghe
germogliò. L’albero una volta cresciuto produsse un frutto a forma di cuore (il casco di banane). Lei toccò la frutta, la accarezzò e decise di assaporarne il gusto, il sapore dolce e avvolgente le ricordò l’amore di Sag e comprese che quella frutta proveniva dal cuore del suo amato. In quel momento sentì la voce di Sag: "Sì, Raya, non temere è il mio cuore. E’ un segno che ho voluto dimostrarti per farti capire che non ti abbandonerò mai. Sii premurosa verso questa pianta e prenditi cura di lei finché un giorno io tornerò. Il tronco e le foglie ti proteggeranno vestendoti e il frutto sarà il tuo cibo, sarà come avermi sempre con te. E quando tu di notte dormirai, io starò in piedi e veglierò su di te. Io starò al tuo fianco per sempre…"

PABELLON CREOLO
Questa è una ricetta che mi lega profondamente a una parte della mia famiglia che, ahimè, è lontana migliaia di km, un sapore unico che mi ricorda profumi e gusti di una terra che adoro.
Ingredienti per le solite 6 persone:
800 gr di carne di manzo (taglio muscolo o falda)
500 gr di riso giallo
350 gr di fagioli neri
2 cipolle bianche
2 spicchi d’aglio
2 carote
2 gambi di sedano
1 peperone rosso medio
2 peperoncini jalapeños freschi (normali vanno benissimo)
3 platani (banane grandi con la buccia verde)
½ kg di farina di mais (Harina Pan)
sale e olio

Preparazione
- Cuocere separatamente riso e fagioli neri.
- Cuocere in abbondante acqua salata il pezzo o i pezzi di carne con i classici odori da brodo una carota, una cipolla e un gambo di sedano. Quando la carne è arrivata a cottura lasciarla raffreddare e sfilacciarla seguendo le fibre del pezzo. Tritare i peperoncini, il peperone, la cipolla, la carota e il sedano restanti e metterli a soffriggere, aggiungere la carne e lasciare insaporire regolando di sale.
- Sbucciare e tagliare a rondelle ovali i platani, friggete le rondelle in un dito di olio di palma o di semi qualunque fino a doratura.
- Impastate la farina di mais con acqua, 1 cucchiaio di olio e 2 cucchiaini di sale fino ad ottenere un impasto solido ma facilmente plasmabile. Realizzate delle frittellone tonde e schiacciate delle dimensioni di un fondo di bicchiere da acqua e friggetele in abbondante olio di palma.
- Impiattate come da foto o a seconda del vostro personale gusto estetico.

HALLACA (O HAYACA)
E’ il piatto tradizionale del periodo Natalizio.
Ingredienti per 6:
1 kg di farina di mais (Harina Pan)
500 gr di pollo
100 gr di mandorle tostate
100 gr di olive nere
50 gr di capperi
5 pomodori belli maturi
Foglie di platano
Spago
Sale, pepe e olio

Preparazione
Preparate una pasta con la farina di mais, stendetela in piccole proporzioni e riempite con il ripieno composto dagli ingredienti elencati su saltati in padella tutti assieme. Chiudete il tutto con foglie di platano, legate e cuocete in acqua bollente.

Ogni famiglia ovviamente segue una propria ricetta, naturalmente la migliore hallaca e quella che prepara mia zia Silvia. È tradizione che nei primi giorni di dicembre si riunisca tutta la famiglia per preparare la Hallaca, ascoltando musica gaita. Le hallacas si conservano nel congelatore e si consumano durante le feste. La halllaca varia a seconda delle zone del Venezuela: nella parte andina si aggiungono i ceci, nella zona di pianura si mescolano tre tipi di carne, al centro si aggiungono pomodoro ed uva passa rendendo il sapore leggermente dolce.

FROZEN BANANA DAIQUIRI
Il banana daiquiri ha origini sudamericane ( un po come tutti i daiquiri). Frozen cocktail molto fresco semplice da preparare basta solo un filino di attenzione che bisogna prestare nel quantitativo di ingredienti da mettere nel blender (frullatore).

Ingredienti:
1 parte di Rum bianco
½ parte di Creme de Banane
½ parte Sweet & Sour
½ Banana
½ parte di Sciroppo di Banana
1 cucchiaino di zucchero di canna
2 gocce di Angostura
1 paletta di ghiaccio

Preparazione
Versate nella campana del blender tutti gli ingredienti necessari. Azionate il frullatore a bassa velocità per poi aumentare gradualmente fino ad avere un composto omogeneo. Se il composto è troppo liquido aggiungere del ghiaccio, se invece è troppo compatto aggiungere i prodotti liquidi. Versare in fine il tutto nel bicchiere fantasy.

Una leggenda dedicata a una persona lontana e a tutti quei pareti che non ho vicino perchè la vita funziona così. Ricette che mi legano a una terra della quale conosco molto poco e che un giorno mi piacerebbe vivere...

05/07/10

Uno chef al mercato come un lupo in caccia? bah...


Il lupo stava sull'altura e fissava per nulla intimorito l'imponente cerchia muraria illuminata d'oro.
Il suo respiro era regolare, calmo e costante, tuttavia i suoi possenti fianchi tremavano leggermente. Aveva corso per tutto il giorno attraverso le colline della regione, dai meandri della grande foresta fin lì, dove la boscaglia terminava e lo sguardo poteva spaziare sulla città lontana, ma non era esausto nè tantomeno stanco. Mentre la palla infuocata del sole lambiva l'orizzonte alle sue spalle, rovesciò la testa e si mise a fiutare l'aria alla analitica scoperta dell'ambiente circostante.
Fu travolto da una marea di sensazioni. Percepì l'odore dell'acqua di mare, delle alghe sulla riva, del legno marcio del relitto. Inspirò profondamente e lentamente i vari effluvi, un misto di animale, umano e artificiale: vini profumati, incenso, torba e carne, corpi sudati in costose pellicce, sangue, miele, erba, frutta matura, frutta marcia, muffa e thè. Fiutò amore, paura, debolezza, ansia, odio e potere. Ogni cosa attorno a lui parlava di sè attraverso gli odori, gli raccontava della vita e della morte dietro la cortina di pietra delle mura.
Voltò la testa.
Silenzio. Tutt'attorno solo il chiassoso mormorio dei boschi.
Attese immobile finchè la luce dorata, abbandonate le mura, non contiuò ad illuminare soltanto i merli delle torri. Un attimo ancora e si sarebbe spenta del tutto, consegnando il giorno all'oblio notturno.
Al calare della notte, la valle si sarebbe tinta di nuovi colori cupi, che alla fine avrebbero lasciato il posto alle ombre. Allora i suoi occhi ardenti sarebbero state le uniche luci.
Era vicino il tempo in cui i lupi sarebbero entrati nei sogni degli uomini. Il tempo del cambiamento e della caccia.
Con movimenti agili e silenziosi, il lupo scese rapidamente l'altura e si tuffò nell'erba alta e secca. Pochi istanti dopo era già scomparso.
Silenzio.

Sembrerà pazzesco ma per me ci sono tante analogie sarà che ho disegnato un lupo sarà che il mio cane Bruce somiglia a un lupacchiotto sarà che ho un olfatto particolarmente sensibile e quando mi trovo in un mercato ho un attimo di piacevole follia... sarà...