

IL RATTO DI PROSERPINA
Il ratto di Proserpina è uno dei più celebri miti della tradizione siciliana, ispirazione di mirabili opere d'arte come la splendida scultura del Bernini.
Il ratto ebbe luogo sul lago di Pergusa vicino Enna.
« Plutone, dio degli inferi, stanco delle tenebre del suo regno, decise un giorno di affiorare alla luce e vedere un po' di questo mondo....Dopo un lungo e faticoso cammino emerse infine su una pianura bellissima, posta a mezza costa del monte Enna. Era Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi e illeggiadriti da fiori di tante varietà che mischiando i profumi creavano soavi odori e così intensi da inebriare....Ad un tratto, volgendo lo sguardo, scorse in un prato un gruppo di fanciulle che coglievano fiori con movenze leggere, fiori tra i fiori »
(Claudiano)
Dal racconto del poeta Claudiano, Plutone, re degli inferi, emerse nei pressi di Enna, nel centro della Sicilia, e vide Proserpina, figlia della dea Cerere, tra le fanciulle intente a cogliere fiori sulle rive del lago di Pergusa.
« [Plutone] si precipitò verso di lei [Proserpina], che, scortolo, così nero e gigantesco, con quegli occhi di fuoco e le mani protese ad artigliarla, fu colta dal terrore e fuggì leggera assieme alle compagne....Il dio dell'Ade, in due falcate le fu addosso e l'abbracciò voracemente e via col dolce peso; la pose sul cocchio, invano ostacolato da una giovinetta, Ciane, compagna di Proserpina, che tentò di fermare i cavalli, ché il dio infuriato la trasformò in fonte. Ancora oggi Ciane, con i suoi papiri, porta le sue limpide acque a Siracusa »
(Claudiano)
Cerere, madre di Proserpina e dea dell'Olimpo, si disperò alla notizia della scomparsa della figlia, e invocò l'aiuto di Giove, per aiutarla a ritrovare la bella Proserpina.
« Dopo nove giorni e nove notti insonni di dolore, decise di rivolgersi a Giove per impetrarlo di farle riavere la figlia; ma Giove nicchiava (come poteva tradire suo fratello Plutone?). Allora Cerere, folle di dolore, decise di provocare una grande siccità in tutta l'isola. E dopo la siccità venne la carestia e gli uomini e le bestie morivano in grande quantità. Non valevano invocazioni e scongiuri alla dea, che era irremovibile.
Giove inviò Mercurio da Plutone per imporgli di restituire Proserpina alla madre. A Plutone non restò che obbedire. Però, prima di farla partire, fece mangiare alla sua amata dei chicchi di melograno »
(Claudiano)
Al mito di Proserpina ed all'ira di Cerere si fa risalire l'alternanza delle stagioni.
PAPPARDELLE AI FUNGHI PORCINI
Ingredienti per 4 fabiuzz
Per le pappardelle:
300g di farina 0
100g di farina 00
300g di semola di grano duro
4 uova
un importante pizzicone di sale
Per il condimento:
400 g di funghi porcini freschi
1 spicchio d’aglio
1 cipolla media
6 cucchiai di olio d’oliva extra vergine
una manciata di foglie di prezzemolo
parmigiano reggiano a scagliette sottili a piacere
sale q.b.
pepe q.b.
Procedimento:
Preparate la pasta con le farine, le uova e 1 presa di sale, avvolgetela nella pellicola trsparente e lasciatela tranquilla per 30 minuti (nel frattempo bevete un buon vino).
Stendetela con il matterello (o con la macchina fattapposta), ruotando spesso il disco di pasta. Ripetete più volte l’operazione, così da ottenere una sfoglia di circa 1-2 mm di spessore.
Fatela asciugare per 20 minuti, spolverizzatela di farina (non troppa) e arrotolatela.
Tagliate il rotolo di pasta a rondelle di 1-2 cm di larghezza e aprite le rondelle, in modo da ottenere le pappardelle.
Se no accatat'l già bell e fatt almeno 500 g per 4 persone.
Pulite e lavate il prezzemolo, tritatelo e mettetelo da parte.
Mondate i funghi, eliminando le parti terrose dei gambi (non lavateli con acqua usate un panno umido, i funghi non si lavano sotto l’acqua corrente, e mai e poi mai si lasciano in ammollo in acqua). Tagliateli a fettine, e magari tritate i gambi.
Versate l’olio in un tegame capace di contenere la pasta, unite lo spicchio d’aglio pelato e schiacciato e la cipolla finemente tritata. Mettete sul fuoco
e una volta appassita la cipolla, aggiungete i funghi. Fate rosolare i funghi a fuoco vivo per qualche minuto, poi salate, pepate e fate cuocere per una decina di minuti (unite un goccio di brodo vegetale se i funghi non rilasciano abbastanza liquido).
Nel frattempo, avrete lessato la pasta in abbondante acqua salata. Scolate le pappardelle, lasciandole un po’ bagnate, e poi mettetele nel tegame con i funghi. Fatele saltare, in modo che le pappardelle si condiscano per bene.
Distribuite sopra il prezzemolo tritato, spolverate con pepe macinato o pestato al momento, fate saltare ancora.
Servite subito ben caldo, aggiungendo le scagliette di parmigiano.
La sega mental-culinaria odierna è colpa un po' del Bernini e un po' della splendida narrazione di claudiano. La prima puramente visiva e tattile, la seconda olfattiva e più generalmente sensoriale.
Il Bernini ha reso la morbidezza delle carni di Proserpina e la foga voluttuosa di Plutone con magistrale abilità e nella mia testa quell'immagine è molto simile alla sensazione che si prova toccando la pasta liscia e porosa, o meglio ancora guardando la pappardella che avvolge il fungo quasi costringendolo a se.
Per quanto riguarda Claudiano (che non è bisio che imita un tronista) rileggete la descrizione della pianura in fiore e sentite il profumo di questo piatto, chiudete gli occhi e vi sembrerà di venire trasportati in quel luogo...
Senza un po' di latte e un po' di tartufo?...
RispondiEliminaeh si dai ci starebbe, io in fondo do un'idea voi la sviluppate secondo il vostro gusto
RispondiEliminaRagazzi, come rovinare i funghi... niente latte, niente panna... mi copre quel profumino inconfondibile del porcino!!!
RispondiEliminaUn po' di latte non coprirai mai il profumissimo del porcino! Fabiuzz praparagliele, ne rimarrà incantata :)
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