30/04/10

La leggenda dell'usignolo, il maki sushi e un artista contemporaneo con la libertà e spontaneità?.... vediamo cosa viene fuori



LA LEGGENDA DELL'USIGNOLO (antichissima leggenda giapponese)
In un'isola lontana di un paese del Sol Levante regnava un superbo imperatore. Era un sovrano molto vanitoso, che amava circondarsi di cose stupende e perciò tutto nel suo regno era incantevole. Anche sua figlia era bellissima ed egli l'aveva chiamata Splendore del Giorno. L'imperatore sceglieva per lei i vestiti più sontuosi, pretendeva che si ornasse con gemme e diademi preziosi e che il suo trucco fosse perfetto. Non l'abbracciava mai; la guardava solo per assicurarsi che la sua bellezza e il suo abbigliamento fossero sempre degni di una regina.
Ma Splendore del Giorno si sentiva oppressa da tutte queste ricchezze, priva di affetto e schiava della vanità del padre. Trascorreva il suo tempo passeggiando lungo i viali più reconditi dell'immenso giardino per nascondere agli altri le sue lacrime. Ella sognava d'essere povera, ma libera e amata.
Un mattino, in cui si sentiva più triste del solito, la principessa si rivolse al Buddha di giada del suo palazzo, con questa preghiera:
"O dio della saggezza, aiutami a fuggire da questa prigione. Dammi la possibilità di andar via col vento profumato sui prati fioriti e di volare con gli uccelli nel cielo turchino".
Buddha indossò allora una veste di luce e così rispose alla giovane:
"Ti offro cento lune per ubriacarti di libertà. Ogni sera, all'ultimo rintocco della mezzanotte, ti trasformerai in un uccello. Ma non appena il sole sorgerà, tu tornerai ad essere quella che sei, la principessa Splendore del Giorno.
Sappi però che l'incantesimo durerà fino al termine delle cento lune".
"Sono pronta ad assumermi tutti i rischi" affermò la giovane.
Buddha mantenne la sua promessa e quella stessa notte, al dodicesimo tocco della mezzanotte, Splendore del Giorno fu trasformata in un uccello. Finalmente poteva allontanarsi dalla sua prigione dorata!
Volò in alto, ancora più in alto finché la sua casa non divenne che un punto luminoso e lontano. Piena di felicità, Splendore del Giorno si mise a cantare e il suo canto melodioso si propagò per la campagna addormentata come un inno di gioia. All'alba l'incantesimo cessò e, riprese le sue sembianze, la principessa tornò al palazzo reale.
Ben presto però l'imperatore venne a sapere che, quando scendeva la notte e la luna brillava sul mare, un uccello cantava in modo così melodioso che certamente doveva trattarsi di un essere divino. Che tipo di uccello era quello che egli ancora non possedeva? Subito ordinò ai suoi soldati di catturarlo.
Passò un mese, ma i samurai non riuscirono a prendere lo straordinario esemplare. Infatti Splendore del Giorno riusciva abilmente a sfuggire a tutte le trappole che le venivano tese. Fu così che il superbo imperatore, beffato dall'uccello sconosciuto, si ammalò. Perse l'appetito e il sonno, deperì ogni giorno di più e alla fine dovette mettersi a letto.
Splendore del Giorno, preoccupata per la sorte del padre, pregò di nuovo Buddha:
"O dio della saggezza, sono pronta a sacrificare la mia libertà in cambio della vita di mio padre. Ti supplico, rompi l'incantesimo e guariscilo dal suo folle male".
"Non è in mio potere salvare tuo padre dalla sua stupida ambizione. Tuttavia accolgo la tua richiesta di rompere l'incantesimo, anche se le cento lune non sono ancora trascorse. Può darsi che in questo modo tuo padre ritrovi il piacere di vivere e che questa prova possa averlo reso più umile".
Da allora Splendore del Giorno circondò il padre di amore e di premure e, per aiutarlo a guarire, chiamò al suo capezzale i più famosi dottori che gli prodigarono cure d'ogni genere. Malgrado ciò il sovrano, sognando l'uccello divino, si consumò lentamente fino a morire.
Splendore del Giorno aprì ai sudditi più poveri del regno le porte del suo palazzo e mise a disposizione di tutti, contadini e pescatori, le immense ricchezze che suo padre, con orgoglio e vanità, aveva accumulato.
Adorata dalla sua gente, che la venerò come una dea, la principessa visse felice e finalmente libera.
Il dio Buddha, per ripagarla di tanta generosità, popolò la sua isola di uccelli divini, a cui Splendore del Giorno diede il nome di usignoli.
Da quel momento, e sono passati ormai tanti secoli, quando la luna emana i suoi ultimi chiarori e il sole comincia a tingere di rosa il cielo, l'usignolo canta: il suo canto melodioso è un inno alla libertà dell'uomo.

MAKI SUSHI
Ingredienti:
300g di riso tondo giapponese
370g di acqua
2 cucchiai di saké (facoltativo)
2 cucchiai di aceto di riso
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di zucchero
4 fogli di alga nori
1 avocado
1 limone
1 cetriolo
250g di tonno (filetto)
wasabi
salsa di soia

Preparazione
Lavate il riso, versarlo in una ciotola capiente, coprite con dell’acqua fredda, mescolate con le mani, svuotate l’acqua e ripetete due volte l’operazione. A termine versate il riso in uno scolapasta e lasciatelo sgocciolare per 15 minuti.
Nel frattempo preparate il ripieno dei maki: sbucciate l’avocado, tagliatelo a 4 spicchi poi a fette spesse mezzo centimetro, infine a bastoncini. Fate lo stesso con il cetriolo. Irrorate col succo del limone e mettete da parte. Togliete eventuale pelle al tonno e affettate anche il pesce a fettine di mezzo cm.
Cuocete il riso: versate il riso e l’acqua in una pentola, coprite e portate a ebollizione. Lasciar cuocere per 5 minuti, poi abbassate la fiamma e lasciar cuocere
per altri 5-10 minuti (non andrebbe mai scoperchiato il riso). A fine cottura togliete il coperchio e coprite la pentola con un canovaccio pulito, lasciate per 10-15 minuti. Nel frattempo mescolate l’aceto e il sale, fate scaldare a fuoco basso e aggiungete lo zucchero. Versate il riso caldo in un piatto capiente e versateci il miscuglio di aceto, mescolate bene con un cucchiaio di legno (nel frattempo bisognerebbe agitare un ventaglio per far scendere la temperatura del riso).
Assemblate i maki: disponete un foglio di nori sulla stoietta, copritelo con due-tre cucchiai di riso, lasciando libero il bordo superiore (3cm). A 3 cm del bordo inferiore spalmate una striciolina di wasabi su tutta la lunghezza, disponete poi delle fettine di tonno e di avocado odi cetriolo e, aiutandovi con la stuoietta, arrotolate il tutto, premendo bene. Chiudete bene il rotolo e infine tagliatelo a segmenti con un coltello affilato da immergere in acqua fredda prima di ogni taglio. Servire con della salsa di soia, crema di balsamico, wasabi e fettine zenzero sotto aceto.

Un inno alla semplicità alla genuinità di sapori profumi e colori, nella leggenda si parla di libertà per esprimere se stessi in qualcosa di semplice e soave come il volo e il canto di un uccello. La libertà, qualcosa che a volte si ottiene a costo di sacrifici e sofferenze evidentemente non solo personali, ma ne vale la pena? direi proprio di si. La genuinità dei rapporti la semplicità la sincerità sono tutte sfaccettature di quella libertà personale che ogniuno di noi ricerca nella vita e nelle relazioni che siano d'amore amicizia o semplice rispetto reciproco. Concludo dicendo che è facile pretendere queste cose dalle persone che ci circondano e alle quali teniamo ma è difficile a volte darle in cambio. Dovremmo tutti sforzarci un po' di più. Alla prossima...

1 commento:

  1. Ho mangiato sushi in alcuni luoghi ma solo in uno ho bevuto (pagando un bel po') un vino all'altezza della situazione ossia il Riesling. Vitigno alsaziano abbastanza conosciuto che racchiude in se quel mix di speziato e fruttato che ben lega con il sapore fresco e sempre nuovo per i palati non abituati del sushi e della, almeno per me immancabile, salsa wasabi. Come sempre è un consiglio... provateci e ditemi la vostra.

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