


L'ANTICA LEGGENDA DEL CACAO, IL MITO DEL DIO QUETZALCOATL.
I primi agricoltori di cacao furono i Maya, secondo una leggenda, per volontà del loro terzo re Hunahpu; per essi era talmente prezioso il cacao da essere utilizzato come moneta nel commercio con le altre tribù.
Dopo il X secolo, con la misteriosa distruzione della civiltà Maya, quegli stessi terreni furono coltivati dalla tribù dei Toltechi, proveniente dal nord, il cui re, Topiltzin Quetzalcoàtl (Serpente Piumato), fu divinizzato per la sua immensa bontà, entrando a far parte della mitologia azteca.
Secondo il mito, il Dio era possessore di un tesoro immenso fatto di “tutte le ricchezze del mondo, oro, argento, pietre verdi chiamate chalchiuitl ed altri oggetti preziosi, come una grande abbondanza di alberi di cacao dai diversi colori”.
Nell’epoca in cui Quetzalcoàtl era ancora un re, per porre fine ad una grave malattia che lo aveva colpito, venne spinto a bere una pozione, che lo portò però alla pazzia; il re allora fuggì verso il mare dove, con una zattera di serpenti intrecciati, si allontanò scomparendo nel mistero promettendo il suo ritorno nell’anno posto sotto il segno del “Ce-acatl”, al fine di riprendersi il suo regno.
Quando giunse quel tempo, nel 1519, una grande nave carica di uomini con armature scintillanti come scaglie di serpente ed elmetti piumati, fece la sua comparsa vicino alla costa orientale del regno azteco.
L’imperatore Montezuma credette subito alla profezia ed accolse pacificamente quella nave pronto a restituire il regno al Dio Quetzalcoàtl; dal battello però scese non il Dio azteco ma il conquistatore spagnolo Hernàn Cortès il quale offrì a quel popolo doni d’oro, argento e pietre preziose, oltre a cesti pieni di semi di cacao.
Da quel momento in poi il cacao e la cioccolata, la gustosa bevanda che da esso deriva, cominciarono a farsi conoscere al mondo.
CIAMBELLA CIOCCOLATO E PERE
La casa sa di buono, i nutrizionisti dicono che il cioccolato fondente fa bene alla salute e ancora di più all’umore. Quindi stamattina perchè non rispolverare un'altra ricetta della nonna? E allora via con le mani in pasta e con l'ingrediente segreto di questo periodo...
Ingredienti:
70 gr. di cioccolato fondente al 70%
250 gr. di farina 00
150 gr. di zucchero semolato
3 uova
60 gr. di olio extra vergine di oliva
125 gr. di latte
una bustina di lievito per dolci
3 piccole pere di maturazione media
cannella qb
un pizzico di sale
zucchero a velo
Preparazione:
Prima di iniziare ungere la teglia e infarinarla.
Prendete una bella ciotola dove versare lo zucchero e rompere le tre uova, sbattere finché non si forma un composto morbido e spumoso. Aggiungere la farina setacciata con un pizzico di sale poco alla volta e continuando a girare, unire l’olio ed il cioccolato sciolto a bagnomaria (che non sia bollente altrimenti via di frittatona al cioccolato).
Preriscladare il forno a 180 gradi, continuare a girare l'impasto fino a renderlo completamente uniforme. Sbucciare e tagliare le pere a dadini, spolverizzarle con un velo di cannella e di farina (la cannella rilascia il suo aroma profumato, la farina aiuterà i pezzetti di pera a rimanere in sospensione all’interno dell’impasto, evitando che vadano in caduta libera a depositarsi sul fondo del dolce).
Stemperare il lievito nel latte e versare il tutto sul composto, girando rapidamente fino ad incorporare perfettamente, versare a questo punto l’impasto nella ciambella e distribuire sulla superficie i pezzetti di pera. Infornare e lasciare cuocere nel forno già caldo per quarantacinque minuti, senza aprirlo se non a tempo scaduto per l’ineffabile prova stecchino. Lasciare che il dolce si raffreddi in forno e spolverizzalo di zucchero a velo prima di servirlo.
Il momento ideale per consumare questo dolce è intorno alle 1730 nel pomeriggio quando si risveglia un leggero languorino nello stomaco insieme ad una tazza di tè, o come dolce serale dopo una bella cena con amici accompagnato da una sfera di gelato alla vaniglia.
Non ha un perchè questa ricetta, avevo bisogno di farla per sentirmi vicino a più di una persona. I profumi che sprigiona nel forno, quei movimenti lenti che conosco e ripeto ormai da anni per prepararla mi consentono di pensare e schiarirmi le idee. E' la stessa sensazione che mi da quell'enigmatico quadro di Salvsdor Dalì, non lo amo particolarmente come artista ma devo ammettere che qualcosa di quest'opera mi attrae, mi permette di pensare.
Il tempo, gli orologi, la millenaria storia di un'opera d'arte in se (non un ingrediente qualunque) come il cioccolato ti fanno pensare alle cose realmente importanti e a ciò che realmente desideri. Quando morderete un pezzo di questo dolce vi sentirete avvolgere da un sapore forte deciso ma dolce e coinvolgente (sembra che parli di una persona quasi, ma è così le sensazioni che ho sono queste), la consistenza della pera così simile all'immagine degli orologi, una serie come sempre di sensazioni e si anche seghe mentali.
Come sempre buon appetito...
L'ovvia preponderanza del dolce data dallo zucchero e dai grassi presenti nei dolci non lascia spazio ad abbinamenti campati in aria. Ai dolci vanno abbinati vini dolci (grossa banalità ma non è così per chi un po' se ne intende), infatti un abbinamento per contrasto richiederebbe vini talmente alcolici che è meglio lasciar perdere.
RispondiElimina- Iniziamo dai passiti: Malvasia, Moscato ecc. perfetti per i dolci al cucchiaio.
- Le bollicine? spumanti dolci o prosecchi vanno bene per i dolci a pasta lievitata come panettoni, colombe o simili.
- I dolci al cioccolato come in questo caso sono i più difficili da abbinare, in teoria ci si dovrebbe rivolgere a vini molto alcolici, ad esempio quelli addizionati di acquavite, come il Marsala, il Porto e lo Sherry. Eventualmente si possono bere con questi dolci dei distillati ben invecchiati come alcuni Rum, Brandy, Cognac.
Allora via all'abbinamento!
1- Faccio lo sborone dicendo che il mio cherry fatto con le manine sante sarebbe perfetto.
2- Ron (rum) Cacique 500, meraviglioso rum venezuelano fruttato e secco.
3- Brandy Cardenal Mendoza ottimo sopratutto come digestivo.
4- Direi un bel Teylor's Vintage Port, annata 2003 che non so come faccio a trovarmi in casa ma credo sia una delle cose più buone mai bevute nella vita.
Il vostro satiro vi augura buon appetito e buone bevute...